"La ferita del trauma si trasforma a poco a poco in una cicatrice"
La persona che vive il “trauma” è continuamente tormentato dal ricordo del trauma. Il trauma può essere un incidente stradale, un terremoto, una violenza subita, un abuso, ma anche la reazione all'uso/la prova di sostanze stupefacenti, ecc.
E’ terrorizzato da un passato che continua ad inondare e sommergere il presente di paura, dolore e rabbia, sotto forma di incubi, ricordi, immagini, suoni, odori, flashback, impedendo alla persona di proseguire il suo cammino verso il futuro.
Essa può trasformarsi in patologia quando si manifestano reazioni incontrollate di panico in situazioni che possono essere associate a quella esperienza traumatica. In questo modo si innesca una sequenza di tentate soluzioni che, invece di attenuare la paura, la incrementano. Per proteggersi dalla paura queste persone, di solito, mettono in atto lo stesso copione usato per l’ansia generalizzata.
Tra i sintomi del disturbo post-traumatico da stress, si possono in particolare riscontrare:
Evitamento: la persona si sforza volontariamente di evitare pensieri, sentimenti o conversazioni in qualche modo riconducibili all’esperienza traumatica
Flashback: la persona presenta ricordi ricorrenti e intrusivi dell’evento traumatico
Incubi, che possono far rivivere l’esperienza traumatica durante il sonno in maniera molto vivida
Hyperarousal, caratterizzato da insonnia, irritabilità, ansia, aggressività e tensione generalizzata
Ottundimento: stato di stordimento e confusione, con riduzione della reattività verso il mondo esterno
Per far fronte ai sintomi la persona, solitamente, cerca di controllare i propri pensieri e cancellare l’esperienza traumatica, solo che così facendo, sperimenta la situazione paradossale per cui più cerca di dimenticare più finisce per ricordare sempre di più.
Con le parole di Michel de Montaigne “Niente fissa una cosa così intensamente nella memoria come il desiderio di dimenticarla”. Un'altra strategia è di cercare di dare un senso e un significato alla situazione traumatica, ciò porta a parlarne con gli altri e purtroppo ad ottenere risposte non soddisfacenti.
Anzi si corre il rischio di provare frustrazione, perché le loro soluzioni difficilmente combaceranno con le nostre.
Un'altra non soluzione è di evitare tutto ciò che può farci ricordare l'esperienza, con l’effetto di attivare una catena di progressivi evitamenti. Tali evitamenti imprimono nella memoria l’evento traumatico e confermano la pericolosità di quelle stesse situazioni che si vanno ad evitare. Va, così, ad aumentare il senso di impotenza perché si diventa sempre più insicuri delle proprie risorse incentivando le reazioni di paura.
In tutti questi casi, la persona cerca in qualunque modo di distaccarsi dall’evento traumatico, si tratta di tentativi fallimentari rispetto alla soluzione del problema che, invece di migliorare la condizione psicologica del soggetto,
la fanno peggiorare ulteriormente.
La persona che soffre di questo disagio diventa prigioniera di un passato che continua a inondare il suo presente di paura, dolore e rabbia, impedendole di proseguire il suo cammino verso il futuro. Per uscirne è necessario essere supportati psicologicamente per trasformare una ferita aperta in una cicatrice innocua, in questo l'approccio psicologico breve strategico ci viene in aiuto.
Un piccolo e semplice compito, ma efficace per coloro che vivono questo disturbo è quello di redigere giornalmente il racconto sull'esperienza traumatica vissuta, nella maniera più dettagliata possibile, riportando alla mente pensieri, immagini, sensazioni, ricordi e scrivili. Lo scrivere porterà la persone a canalizzare il dolore, a “buttare fuori” emozioni e sensazioni, ciò permette di distaccarti gradualmente dalle sensazioni negative. Inoltre, richiamando volontariamente questi pensieri, non li si vivranno più come incontrollabili e intrusivi, ma come gestibili.
In questo modo il passato viene ricollocato nel passato, i ricordi “incastrati” a livello emotivo vengono liberati, e scrivere aiuta a rielaborarli cognitivamente.