“Vivo con l'ansia!”, “Sono sempre angosciata e preoccupata”, queste sono alcune delle frasi più tipiche con cui molti pazienti fanno il loro ingresso in studio!
La paura di non farcela, il pensiero di non essere in grado..., la paura di relazionarsi perchè temo di essere giudicato, inadeguato e non all'altezza della situazione, la paura di guidare in autostrada perchè non vi sono vie di uscita... possono produrre una risposta psicofisiologica (come sudorazione, tachicardia, respiro corto…) che, invece di spronare, portano a “bloccarsi”.
Non sempre l’ansia in questi casi è l’energia vitale che conduce alla meta sperata, ma spesso risulta una condizione che è di ostacolo alla meta stessa, diventando per la persona un’esperienza totalizzante che può bloccarla invece che portarla ad agire verso la direzione voluta.
Fanno parte dei disturbi d'ansia trattati:
Attacchi di panico (paura di morire o di perdere il controllo)
Ansia generalizzata
Fobia sociale (paura di interagire con gli altri)
Fobie specifiche e monofobie (paura verso persone, oggetti o situazioni specifiche)
Ipocondria e Patofobia (paura delle malattie che generano invalidità o morte improvvisa)
Disturbo post-traumatico da stress (traumi del passato che si manifestano nel presente)
Ansia da prestazione (paura di arrossire, paura di parlare in pubblico)
Paura di guidare
Paura di farsela addosso
Paura del futuro
Paura di vomitare
Paura di decidere
Quando è che l’ansia negativa diventa psicopatologia?
A livello psicologico, il rivivere una condizione di ansia già vissuta, attiva un’area del cervello chiamata ippocampo che è la sede di tutte le memorie emotive, dove si formano i ricordi legati alle emozioni, i quali poi riemergono per associazione ogni volta che la persona si trova a dover rivivere le medesime circostanze. Il ripetersi di “situazione temuta-ansia-esito negativo” crea un sistema di attivazione di difesa per cui il sistema nervoso centrale si mobilita per preparare la persona a “fuggire” e ad allentare il vissuto ansioso anche in presenza di uno stimolo ambientale che, di per sé, non è pericoloso per la vita della persona.
Questa dinamica, porta la persona a stare male tutte le volte che si troverà a vivere la stessa situazione, a bloccarsi, a non riuscire a respirare fino ad aver paura di svenire. Diventerà così la “paura di avere paura”, con il conseguente tentativo di trovare una soluzione per allentare questa paura.
Nel tentativo di risolvere il problema spesso la persona inizia ad evitare la circostanza nella quale starà male, inizia a chiedere aiuto a persone di riferimento, comincia a parlare del suo problema con persone più o meno fidate, fino a controllare le proprie sensazioni fisiche o a prendere precauzioni (tiene nella borsa la bottiglia d'acqua o il farmaco in caso di necessità).
È tutto ciò che una persona fa nel tentativo di risolvere il problema che spesso costruisce il problema stesso e lo fa peggiorare. Per uscire dal problema è necessario quindi rompere questo circolo vizioso di queste “tentate soluzioni”, sostituendo i comportamenti disfunzionali con comportamenti più funzionali e costruire una nuova modalità di percepire la realtà e di reagire ad essa.
La terapia strategica guida il paziente a superare il proprio evitamento e a trasformare la propria paura in coraggio, insegnando tecniche per gestire l'ansia invece che subirla.
Il lavoro di ricerca in campo clinico sul trattamento dei disturbi fobici e degli attacchi di panico ha portato all'estinzione del disturbo nel 96% dei casi.