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La fine di un amore: quando il dolore travolge...

Pubblicazione Intervista
In questo mese di telefonate a “Telefono Amico”, un servizio in cui collaboro, una frase che più volte ha risuonato come un ritornello è: “Lei mi ha lasciato, lui mi ha lasciato”. Per Luca, Sara, Sofia (nomi di fantasia in rispetto della privacy), l’altro o l'altra ha provocato dolore e ancora lo fa, negando, giorno dopo giorno, quegli aspetti della relazione che facevano stare così bene.

Nel sonno, al lavoro, nella propria camera, accanto alle domande: Perché? Perché è successo? Cosa ho fatto? Cosa è cambiato?, arrivano travolgenti le immagini, le sensazioni dei momenti vissuti insieme e il dolore stringe lo stomaco al punto che, come racconta Sara: “ho paura di perdere il controllo, scoppiando in lacrime davanti ad estranei e conoscenti”. E’ come se si stesse rinchiusi in una condizione di prigionia, dove l’altro tiene in ostaggio il proprio cuore e il proprio pensiero, non concedendo alcuna via di fuga. ll pensiero è sempre presente, giorno dopo giorno, fa male e più si cerca in tutti i modi di scacciarlo, di dimenticare, di distrarsi, di non pensarci, più questo torna alla mente, in modo invasivo e fastidioso. Sara racconta della sofferta separazione avvenuta alla fine del lockdown del 2020, e al tempo stesso emerge tutta la rabbia nel aver scoperto da parte del marito una relazione extraconiugale, dalle sue parole si capisce che si è trattato di una combinazione di fattori ed il tratto distintivo della relazione era un malessere che durava da tempo, per nulla imputabile all'emergenza sanitaria, come racconta Sara, al termine del nostro colloquio: “forse non ci siamo mai capiti veramente, cercavamo cose diverse e ognuno chiedeva all'altro di essere amato diversamente”.

La dottoressa Germi Sabrina, esperta psicologa, pedagogista clinico e mediatore familiare, che ha aderito all'iniziativa del Basso Vicentino, sottolinea come: “Il primo passo per trovare benessere psicologico, dopo la fine di una storia d'amore, consiste nel dare alla rabbia posto e spazio, lasciare che il veleno esca per non marcire dentro. La rabbia, l’angosciosa aggressività va fatta defluire, spurgata, ripulita: scrivere ogni giorno di tutta l’ira che sentiamo dentro è uno dei tentativi per prenderne distacco. Solo una volta abbandonata la rabbia saremo pronti a vivere la perdita. A questo punto, un secondo passo consiste nel crearsi un insieme di ricordi, i più rappresentativi, del tempo che abbiamo vissuto con la persona; le situazioni vissute insieme, i viaggi o la quotidianeità. Una vera collezione di quadri di un periodo di vita, un insieme di souvenir mentali di ciò che abbiamo vissuto, per farvi visita quando arriverà la nostalgia, fino a quando senza neanche accorgersene, non se ne sentirà più il bisogno e il distacco da quel dolore sarà avvenuto”.

Accanto ai dubbi, alla rabbia sulla relazione finita, si aggiunge il senso di vuoto, strisciante, sotterraneo e sempre presente, reso ancora più forte dalle restrizioni e dal distanziamento, come per Luca che preso dallo sconforto della fine della sua convivenza durata 5 anni, dice: “Come farò a trovare qualcun’altra? Mi guardo ogni giorno allo specchio e mi vedo grasso, brutto, incapace e penso che non ci riuscirò più”.

Alla rabbia si somma la paura della solitudine e l'immagine di un futuro da single. Le persone, in particolare i giovani, ma anche le persone che nel precedente anno hanno chiuso una relazione coniugale, sentono il “bisogno” di avere un’altra persona accanto, un contatto umano, un calore e un senso di sicurezza, quasi un urgenza, ma le misure di sicurezza dettate dall'isolamento e dal distanziamento corrono il rischio di portare alla tentazione di ritirarsi, al pericolo di sviluppare disturbi alimentari, disturbi ossessivi (idee fisse, irrazionali che si presentano ripetutamente nella mente) o disturbi depressivi.
La distanza sociale imposta dal coronavirus costringe l'amore e la ricerca di un partner a trovare altre strade, come i siti di incontri online, i social network.
Se da un lato la solitudine non piace e può, in alcuni casi, spingere le persone a relazioni impulsive, dall'altro gli appuntamenti pandemici costringono le persone a prendersi più tempo per scrivere e per conoscere l’altro, ritardardando l’impulso di incontrare subito qualcuno e di entrare in intimità.

Probabilmente, sottolinea la dottoressa Germi Sabrina, ci si innamorerà a distanza, un’opportunità per capire meglio la differenza tra amore e il desiderio di amare qualcuno, per capire se si tratta di amicizia o innamoramento e ritornare a sentire le cosiddette “farfalle nello stomaco”.